Milano-Barcellona in vespa!
È quasi passato un mese da quando sono partito per il mio primo viaggio in solitaria in vespa… Ho cercato di raccontarlo giorno per giorno riassumendo brevemente quello che mi succedeva per strada. Adesso è venuto il momento di raccontarlo nel nostro blog di lentamente, svelandovi alcuni aspetti che non ho avuto modo di approfondire o raccontare.
Riassumendo brevemente: sono partito per il mio viaggio in vespa il 2 febbraio dal Duomo di Milano, percorrendo poco più di 1000 km, sono entrato in Francia dal Monginevro e, da Montpellier, ho seguito la costa fino a Barcellona arrivando lunedì 6.
come mi sono preparato? seguendo 6 consigli per preparare il motorino per un viaggio.
Scelta del viaggio
Partiamo dal principio: che cosa frulla nella testa per decidere di attraversare mezza Europa in inverno in vespa?
È stato il concatenarsi di una serie di eventi. Il primo di questi è che mio rally invernale preferito (Crazy Italian Rally Winter) non è stato organizzato. Così con la voglia di avventura e leggendo le avventure di Andrea Fucile e dei Miral ho deciso di partire anche io.
Ho iniziato a mettere giù alcuni punti fondamentali: una sfida più completa possibile (lingua, meccanica, strada, clima…) rientro facile ed economico, viaggiare con calma e senza programmi troppo vincolanti. Dopo qualche giorno di pensiero su come conciliare tutta questa avventura questi punti mi è arrivata l’ispirazione…Andare in solitaria a Barcellona con rientro in nave.
Da dove partire? La scelta di partire da Milano è stata presa principalmente per un fattore pratico. Volevo che il primo tratto di strada fosse “facile”, per poter testare la vespa e il carico. La scelta è ricaduta su Milano, e quale luogo migliore se non il Duomo simbolo di questa città?
Leggerezze
Nelle settimane precedenti ho dedicato parecchio tempo a curare gli aspetti organizzativi, lista delle potenziali tappe e percorsi da seguire, organizzazione bagagli, controllo delle ZTL eccetera. Solo la mattina della partenza, mentre scaricavo la vespa davanti a San Siro, ho realizzato che da dicembre non la avevo più usata.
Ritirata dal meccanico a dicembre, l’avevo a malapena accesa una o due volte senza neanche uscire dal cortile di casa.
Cosciente della mie limitatissime capacità meccaniche, aveva influenzato la scelta di viaggiare leggero con pochi attrezzi e ricambi… Fascette, nastro isolante, due cordine, una candela e qualche lampadina trovata in un cassetto era tutto quello che avevo con me.
Vento, vento e… vento!
Il clima è stato clemente con me. Qualche sporadica goccia d’acqua e temperature che oscillavano tra i -5 e i 20 gradi.
Che cosa significa in termini organizzativi? È una bella merda. Le borse le ho scelte più per un fattore affettivo che per una motivazione logica e pratica. Troppo piccole per portarmi più di un cambio completo, troppo grandi per rendermi agile in condizioni di vento. E cavolo se c’è ne stato. Dalla fine della prima giornata a Barcellona sono stato trascinato da una parte all’altra della carreggiata, fino a 20 all’ora per poi essere spinto fino a più di 80.
In Francia in alcuni tratti le temperature oltre le aspettative mi hanno messo in difficoltà. Troppo caldo per tenere tutto l’abbigliamento addosso e troppo ventoso per legarlo sopra al porta pacchi.
Litigi con le mappe
Senza una rigida tabella di marcia a cui attenermi avevo deciso che avrei scelto sul momento la destinazione da raggiungere. Ero preparato a freddo e variazioni di altitudine, scendere a livello del mare avrebbe inciso negativamente sulla carburazione. Dopo Montpellier, affascinato dalla costa, ho cambiato idea e ho deciso di seguirla il più possibile.
Grazie a qualche mio accrocco avevo fissato telefono al manubrio e riuscivo a tenerlo in carica. Avrei usato Google Maps per tutto il viaggio. Idea geniale che in tre occasioni mi ha movimentato un pò le cose. La prima volta per agliare un gran pezzo di statale sono finito su una strada sterrata di pochi chilometri. Di per sé non sarebbe stato neanche tanto male ma il dondolio dei bagagli combinato con il vento e le ole di sabbia che tirava su hanno reso tutto molto instabile e complicato.
Un altro episodio, forse il più folkloristico, è stato per una mia disattenzione… Dopo aver rischiato di finire la benzina mezzo alle colline francesi, lontano da ogni benzinaio, ho deciso che dopo ogni sosta dovevo avere il pieno. Così, ripartito da Montpellier, ho selezionato il benzinaio più vicino da Google Maps. Solo davanti al casello mi sono reso conto che il benzinaio scelto era all’interno dell’autostrada. Dopo aver seriamente considerato di fare un’inversione a U e percorrere contromano quelle poche centinaia di metri e tornare sulla statale. Il rischio minore sarebbe stato quello di entrare e uscire il prima possibile. Ho percorso quasi a 20 minuti sulla corsia di emergenza, tanti gli insulti che ho preso da parte di camionisti e automobilisti. Troppo piccolo, lento, ciondolante per stare lì in mezzo… Una volta raggiunta l’agognata uscita dell’autostrada accosto per prendere il portafoglio e biglietto. Subito un fischietto attira la mia attenzione e, contornato da un indefinito vociare in francese, mi viene fatto segno di avvicinarmi all’uscita.
Quattro poliziotti mi stavano aspettando. Mi hanno scortato fino in caserma e trattenuto per quasi un’ora per verificare generalità, multarmi e darmi una bella “tirata di orecchie”.
Questo stop forzato ed imprevisto tutto sommato ha un suo lato positivo. quando sono uscito dalla caserma erano quasi le 18 e, dirigendomi verso un albergo a Béziers ho potuto godere di uno spettacolare tramonto sugli allevamenti di ostriche.
Il terzo e ultimo inconveniente si è verificato quando sono entrato in Spagna. Il telefono non si è più collegato alla rete e, privo di ogni cartina, ho dovuto procedere per gli ultimi 150 km scroccando Internet nelle aree pubbliche o chiedendo informazioni in uno spagnolo più che maccheronico. Le indicazioni ricevute alquanto approssimative, città indicate a 20 km erano in realtà a 5, inviti a prendere l’autostrada, mi spingono a lasciar perdere le ultime deviazioni che avevo previsto lungo la costa e dirigermi verso Girona.
Neanche a farlo apposta l’unico problema meccanico avuto con la vespa è stato in quella mezza giornata. La carburazione già non ottimale sommata a un tratto di strada percorsa a velocità più che sostenuta (vento a favore) hanno dato il colpo di grazia mio povero pistone. Senza ricezione telefonica, vicino ad una cittadina famosa per la i furti, ero rimasto a piedi con il motore grippato. La fortuna ha voluto che il danno non fosse tale da rimanere fermo per più di pochi minuti. Un pochino più di olio nella miscela e al secondo colpo è ripartita. Il mio viaggio verso Barcellona è andato avanti senza più altri intoppi. Per tranquillità ho percorso gli ultimi 160 km evitando percorsi troppo pendenti o lontano da centri abitati.
Gli aiuti
Quel mucchio di roba legata a caso, mista a pelliccia sintetica, ruggine e adesivi che chiamo Vespa ha attirato l’attenzione ovunque mi fermassi. In un modo o nell’altro sono riuscito a incontrare tantissime persone. Ho avuto l’enorme fortuna di conoscere Marco, Henry, Subi, Carmen e Davide che mi hanno aiutato ad affrontare al meglio l’ultima parte del percorso consigliandomi percorsi alternativi da quelli che avevo previsto, mi hanno offerto un posto dove parcheggiare la vespa:
Un grande ringraziamento agli amici di 10pollici, Senza Filtro Adventures , Cresciuti ma Non troppo, Catalunyaexperience, Stelvioonizyka_in_orme per aver condiviso i miei racconti sui loro canali.
Diventerebbe impossibile ringraziare tutti quelli che hanno voluto conoscere un pochino di più la mia avventura, che hanno speso un “mi piace“ o dedicato del tempo per mandarmi un messaggio. Siete stati veramente tantissimi!
Grazie mille per il supporto!
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