Dall’Emilia alla Puglia in Vespa HP
Dopo aver conosciuto Rudar, Fabiano, Giulia e il loro tentativo di raggiungere la Grecia, è arrivato il momento di presentarvi la storia di Fausto. Nell’estate del 2022 è partito da Bologna, cittá dove ha studiato per anni, per tornare a casa in Puglia con la sua Vespa HP
Primi di luglio 2022, Bologna: nell’arsura della città, tra un giretto in Vespa e il tavolo della biblioteca con il mio PC, completo e inoltro la mia tesi di laurea. Da pugliese fuori sede, non trovo occasione migliore di questa per macinare chilometri in solitaria con il mio mezzo fidato e realizzare un piccolo sogno che avevo da anni, tornando così a casa per godermi vacanze e famiglia. La mia compagna di viaggio è una Vespa HP del ’94, con me a Bologna da soli due mesi, dopo un rocambolesco trasporto dalla Puglia. Sono il suo quarto proprietario: prima di me, tre vecchietti l’hanno lasciata intatta e guidata per poco più di 12.000 km. Avendola avuta a 16 anni, gliene avevo fatte passare di tutti i colori, motivo per cui, durante lo stop per la pandemia, l’avevo degnamente restaurata nei dettagli, tutto da solo. Il tachimetro segnava già oltre 30.000 km.
L’idea era di partire dal capoluogo emiliano per percorrere buona parte della spina dorsale del nostro Paese, gli Appennini. Le tappe e i punti in cui fermarmi sono stati scelti con qualche difficoltà: la voglia di partire era immensa, i posti nella lista tantissimi, i soldi pochi e la paura notevole. Questo nonostante un viaggetto di quattro anni prima in Grecia con un amico: io in sella alla mia 50R del ’71, lui sulla sua VBB150; 750 km percorsi insieme. Questa volta, però, la distanza è quasi doppia e sono solo. Ma il desiderio supera tutto il resto. Ripongo molta fiducia nella mia Vespa che mi ha sempre portato a casa: lo farà anche questa volta. Sarà una sorta di cerimonia iniziatica ai viaggi futuri.
Parto una mattina neanche troppo presto: la Vespa, carica all’inverosimile, affronta con la sua consueta scioltezza i viali e il traffico di Bologna, poi subito dritto per la via Emilia, la SS9. Tanti camion e un caldo allucinante: la piadina a Rimini la divoro in meno di cinque minuti. Proseguo per Cattolica, poi la costa e il mare, che mi fanno sempre un certo effetto perché ci sono cresciuto vicino. Ancona, poi dritto verso l’entroterra: il mare lo rivedrò solo a Taranto. Già provato dal caldo e con l’abbronzatura da muratore, dalla zona industriale di Ancona vado verso Loreto. Mentre osservo inebetito la maestosità della sua basilica lì in alto, salgo per Recanati, dove mi aspetta un carissimo amico che conosco da anni e che incontro per la prima volta dal vivo. Dormo in uno stupendo palazzo storico, suo ospite, dopo aver passeggiato nei vicoli e dopo essermi sottoposto allo sguardo austero della statua di Leopardi in piazza.
Il giorno dopo partiamo assieme alla volta di Castelluccio di Norcia, passando per Camerino, lui in sella alla sua bellissima PK125S rossa targata MC. Ci arriviamo subito dopo pranzo. I fiorellini della lenticchia e le nuvole così basse in quella strana valle mi commuovono. Proprio a Castelluccio ci separiamo: io scendo verso Norcia, dove arrivo dopo una lunga discesa a motore spento e con un litro scarso nel serbatoio. Una zuppa di legumi, un tramonto arancione come i carboni ardenti di un focolare domestico, ed anche oggi vado a letto intontito.
La mattina dopo sveglia presto: il tempo inizia a farsi poco propizio. La Vespa parte sempre a mezza spedivellata. Salgo in mezzo alle colline; in poco più di 100 km attraverso Umbria, Lazio e Abruzzo. Poi sbuco in una valle che mi conduce, dopo un ennesimo scollinamento, alle porte dell’Aquila. Mi giro mezza città a piedi e vado a letto cotto anche oggi.
Sveglia presto anche il giorno successivo, destinazione Isernia. Per evitare un violento temporale devo saltare il lago di Scanno, passo per Sulmona ed arrivo a Isernia mezz’ora prima di una pioggia torrenziale, che insisterà fino a tarda notte bagnando anche la mia Vespa, che dorme in mezzo a dei palazzi di periferia.
Il giorno dopo la strada è bagnata: attraverso altre colline boscose e paesini sospesi nel tempo. Campobasso mi guarda dall’alto, poi devio verso Foggia. Mi fermo al volo e mi impacchetto per bene perché mi sorprende la pioggia, che però non è il peggior problema: il vento è qualcosa di incredibile. Arrivo a Melfi stremato ed infreddolito, con scrosci di pioggia che mi corrono dietro e si susseguono. Visito il castello e voglio andare a letto presto: incredibile, domani sarò a casa mia, in mezzo agli ulivi. Tuttavia, la ruota posteriore che si sgonfia lentamente mi dà il tormento. Trovo la valvola lenta e rigonfio da un gommista al volo.
Il giorno dopo, nemmeno a dirlo, ancora burrasca di vento, ma almeno non piove. Percorro una monotona e dritta statale fino a Matera, dove arrivo per il rotto della cuffia col posteriore della Vespa ballerino. Trovo un vicoletto dove, chiacchierando con un vecchio meccanico, sostituisco la ruota con quella di scorta. Arrivo a Taranto giusto per pranzare. Coincido per caso con la Milano-Taranto: le emozioni ormai tracimano e ho la lacrima facile. Saluto una vecchia amica e parto per gli ultimi 80 km, ma poco dopo Taranto prendo una buca enorme e piego il cerchio, forando di nuovo.
Arrivo a fatica a 40 km da casa, dove un amico mi porta gentilmente una sua ruota di scorta e con questa arrivo nella città di Oria, sede del mio Vespa Club, imprecando ma anche felice oltre ogni misura. L’ingresso nel mio paese, pochi chilometri dopo, e le strade di casa, con i miei nonni seduti fuori che mi aspettano, sono ricordi che custodirò gelosamente. Al pari di queste memorie che, a distanza di oltre due anni, continuano a riemergere per stimolarmi, rinfrancarmi e darmi sollievo nei giorni difficili. È bellissimo arrivare, ma a volte partire, proprio perché difficile, lo è ancora di più.
Vuoi raccontare anche tu di un tuo viaggio o progetto? Contattaci, presto potresti vedere pubblicata qui la tua storia.